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Produzione di serie

Inquinamento: Cambia l’approccio nella ricerca tecnica alla riduzione delle emissioni dagli scarichi

Sino ad oggi la ricerca, nella riduzione degli inquinanti in atmosfera immessi dalle auto, che è comunque fluttuante appena tra il 23 ed il 27 % del totale, quindi una minima parte, ha seguito una certa filosofia tecnologica: il post combustione. Ovvero andare ad intercettare, a posteriori, i risultati di una combustione che risultasse essere “imperfetta” quindi all’origine della emissione di gas allo scarico a temperature elevate e con componenti incombusti o comunque inquinanti. Si è iniziato con la eliminazione del carburante adittivato con il piombo per i motori a ciclo Otto, ovvero quelli a benzina, sostituito da quella che viene definita “benzina Verde”, da usarsi solo in abbinamento con un catalizzatore posto il più vicino possibile al collettore di scarico, e del carburante con alto contenuto di zolfo da utilizzare nei motori a ciclo Diesel, quelli che immettono, in caso di combustione carente una bella “nuvola nera”, dallo scarico, ad ogni accelerazione. Quando si fanno le verifiche delle emissioni, allo scarico durante il rapporto biennale di revisione obbligatoria, si misura il risultato finale: ovvero cosa uno scappamento immette nell’atmosfera. E’ un dato “assoluto” che non tiene conto di un confronto basilare con quanto è presente in quel momento in atmosfera e viene aspirato dal motore nel cilindro, dove poi avviene la combustione del carburante. Per quanto riguarda alcune emissioni avviene che, in presenza di particolari sitemi di scarico,  esca un aria che è più “pulita” a fronte di quella che è stata aspirata. Su questo tema, pulire l’aria che il motore aspira per la combustione,  si sta sviluppando la nuova “frontiera” che i ricercatori delle singole case automobilistiche stanno investigando. L’obiettivo è quello di intercettare a “valle”, come si usa dire, tutto quanto è già presente nell’aria stessa ed eccede rispetto a quello che dovrebbe essere rappresentato dal termine “salubre”. Ovvero garantire che le 15-20 parti di aria, che vengono immesse nel cilindro per la combustione, a fronte di una sola parte di combustibile, benzina nel caso, abbiano la maggiore quantità di ossigeno e componenti utili ad una efficiente combustione della miscela. Questo andrebbe a contribuire ad un migliore sfruttamento della energia “termodinamica” data dalla combustione e da trasformare in moto tramite il sistema: Pistone, Biella ed Albero motore (collo d’oca) che lo trasmette poi al cambio, albero di trasmissione differenziale e ruote. Ne conseguirebbe un maggiore sfruttamento dei contenuti della benzina e pertanto lo stesso risultato finale in potenza sfruttata lo si potrebbe ottenere con un risparmio di carburante. Da definire è il rapporto effettivo che esiste con le fasi di industrializzazione e manutenzione periodica del veicolo, senza che ciò venga a gravare troppo nei costi d’esercizio. In tutto questo discorso ve ne sarebbe uno molto più semplice: quello di creare delle aree verdi, piantando degli alberi a foglia larga, che con il loro naturale ciclo della sintesi clorofilliana siano in grado di aumentare l’assorbimento di certi inquinanti. Queste aree verdi potrebbero essere allestite nelle “rotonde” ad ampio raggio, sempre più presenti sulle strade, quando non si vogliono realizzare più costosi ed efficienti passaggi a più livelli che renderebbero meno inquinante il traffico in quanto più snello.