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Come alla Ferrari vedono il circuito di Montecarlo E’ un percorso, perché non è una pista, senza uguali per storia, caratteristiche e impegno mentale

 

Monaco – Per qualcuno è il Gran Premio più “glamour” della stagione, per altri un incubo logistico, o magari entrambe le cose. Di fatto, quella di Monaco è una gara che si porta dietro uno strascico di particolarità e curiosità. E’ il circuito più corto del mondiale con i suoi 3340 metri, l’unico in cui la distanza di gara non supera i 300 Km per via delle basse medie orarie, ma è anche il weekend più lungo, perché le prove libere iniziano al giovedì, in modo da sfruttare la festività dell’Ascensione. Monaco, inoltre, è – con Monza e Spa – uno dei tracciati ancora in calendario la cui storia inizia ben prima di quella della F1: il primo Gran Premio monegasco data infatti 1929. Da allora il percorso è cambiato poco, anche se quella del 2004 – con l’inaugurazione dei nuovi box– è stata quasi una rivoluzione. Anche dal punto di vista tecnico, Montecarlo non ha eguali. L’asfalto stradale (la sera il tracciato viene riaperto al traffico) ha un’usura e un’aderenza bassissime, tanto che le gomme Pirelli Ultrasoft sono praticamente necessarie per la qualifica e buona parte della gara. Gli assetti sono particolari, perché il fondo stradale sconnesso richiede una certa altezza da terra e le curve secche impongono di diminuire il raggio di sterzata delle monoposto. Il motore conta relativamente poco, il recupero di energia è elevato; conta, invece, il carico aerodinamico. Fino a pochi anni fa si vedevano appendici aerodinamiche di tutti i tipi spuntare dalle carrozzerie: oggi i regolamenti vietano gran parte di queste fantasie progettistiche, ma i tempi sul giro saranno da tenere d’occhio, visti i valori di deportanza delle F1 2017. Per la Scuderia Ferrari e per i suoi piloti, sarà una settimana intensa. La preparazione logistica è già iniziata e, nel corso della settimana, le prove e i briefing tecnici si alterneranno ad una serie di impegni promozionali. La lotta per la pole, sabato pomeriggio, sarà sicuramente più intensa e decisiva che su tanti altri circuiti: ma anche se la gara di domenica offre ben poche chances di sorpasso, l’esperienza insegna a non dare nulla per scontato. In una gara in cui, per il pilota, lo sforzo fisico è minimo, ma quello mentale, di concentrazione, non ha assolutamente uguali.