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Sono passati 35 anni da quando Gilles Villeneuve ci ha lasciati a Zolder l’8 maggio del 1982

Maranello: Mazzi e vasi di fiori adornano da qualche giorno il monumento che ricorda Gilles Villeneuve sulla via a lui intitolata e che porta alla pista di Fiorano. Sono passati 35 anni da quel tragico sabato dell’8 maggio 1982 quando alle 14.55 la sua Ferrari  carambolò ripetutamente, proiettandolo fuori dall’abitacolo in quanto le cinture di sicurezza non seppero trattenerlo in una scocca dilaniata e lacerata dai forti impatti con l’asfalto. Villeneuve sarebbe stato dichiarato morto a tarda sera dopo che la moglie Johanna aveva raggiunto, da Montecarlo, l’ospedale dove lo stesso era stato ricoverato in condizioni disperate. Era la prima volta che lei era assente dai circuiti in quanto impegnata ad organizzare la festa di compleanno di uno dei figli, cui Gilles avrebbe partecipato in un andata e ritorno in elicottero, partendo pochi minuti dopo le prove. Un elicottero nuovissimo ancora di colore bianco e molto veloce che rimase poi sulla sua piazzola dove era stato parcheggiato al giovedì e di cui Gilles esaltava le caratteristiche tecniche e di volo, anche domenica sera. Ben visibile dalla strada d’uscita del tracciato. Un ulteriore tuffo al cuore qualora vene fosse stato bisogno. Il canadese volante lasciava così un ricordo che è ancora molto forte, legato alla stessa Ferrari, per le sue gesta che in pista ma anche nella vita privata avevano contribuito a rinsaldarne un legame a doppio filo con i suoi tifosi. L’inizio della fine era avvenuto due settimane prima, il 25 aprile, sul circuito di Imola dove Pironi non interpretò nel modo giusto le direttive della squadra (ma Mauro Forghieri era assente) ed andò a superare e vincere il G.P. di San Marino che sino a pochi giri dalla fine aveva visto Villeneuve primeggiare. Dopo la morte di Gilles, lo stesso anno  in Germani,a Pironi pose fine alla sua carriera di pilota andando ad impattare contro la monoposto di Prost quando sotto una pioggia da tregenda era già più veloce di 10″ al giro a fronte del migliore degli avversari. La scocca rinforzata gli salvò la vira ma non i danni dirompenti  alle gambe. Quel tragico 8 maggio ho assistito in diretta, dalla pit lane del box Ferrari, al momento in cui il pilota canadese, incurante delle sollecitazioni ed assicurazioni di Mauro Forghieri, alzò il dito indice lo roteò  per far accendere il motore turbo della sua monoposto.  Andò in pista  in uno stato d’animo che l’allora D.T. della Ferrari aveva intuito non essere quello giusto. Giusto anche perché nel lungo colloquio, allora si potevano sentire tutte le parole in quanto non era ancora abitudine utilizzare le radio ricetrasmittenti, “Furia” spiegò ripetutamente a Gilles che Didier Pironi, con cui si era interrotta una ferrea amicizia proprio per il risultato di Imola, in quel momento più veloce sul giro di Villeneuve di 2/10, aveva detto allo stesso Forghieri di rassicurare e tranquillizzare Gilles. Era sua intenzione  lasciarlo scattare in prima posizione, al pronti via. Si sarebbe poi accodato “scortandolo” sino alla vittoria finale. Un discorso lungo, accorato, estenuante sino al momento in cui Forghieri, forse troppo buono come in alcune rare ed altre occasioni con le decisioni dei piloti, allargando le braccia sconsolato disse ai meccanici di eseguire le indicazioni del pilota, stante il tempo utile per poter effettuare i giri veloci necessari. Nel tardo pomeriggio, prima di rientrare in albergo, assieme a  GianPiero Agosti ancor oggi, come allora, operatore di ripresa per la società di Bernie Ecclestone sui gran premi, ci recammo in un ospedale di zona, noto per la sua neurochirurgi,a   per sentire notizie e nella speranza di sentirci dire che, con l’intervento dei medici, si era accesa qualche ulteriore, almeno flebile, speranza.Gilles era Gilles e per molti aveva assunto un carisma immortale. Il sentimento che aleggiava nel nosocomio era quello di profonda tristezza, gli operatori del reparto camminavano con il capo chino. Inattesi ed unici “ospiti”, prima che l’ingresso agli estranei fosse interdetto, intercettammo,  non visti, una delle pietose telefonate che Mauro Forghieri dovette fare con Enzo Ferrari. Ingrato compito con altrettante ingrate bugie per ritardare la triste verità. Sentimmo anche un commento, ad alta voce scuotendo la testa, di Forghieri che si interrogava su quelle che erano state alcune parole dette da Ferrari. Frase che promettemmo di non riferire ed utilizzare. Tra i tanti ricordi di Gilles, uno per tutti: un viaggio, da passeggero sulla Ferrari 308 aragosta, da Casinalbo, dopo una presentazione stampa di Enzo Ferrari, all’interno della pista di Fiorano, sulla strada Giardini. Peccato non aver avuto una di quelle mini telecamere di oggi o uno smartphone per immortale cose indimenticabili.