Le lacrime del coccodrillo. La Maserati avrà come propria sede produttiva naturale e sempre più marcata il torinese. Lo stabilimento di Modena rimarrà come una cattedrale nel deserto a ricordo di un’ architettura industriale degli anni 30, intoccabile ed inutile a fronte delle tecnologie produttive di oggi che fanno capo a numeri sempre più consistenti che in via Ciro Menotti sono un utopia. Utopia all’interno degli spazi attualmente occupati. La si visiterà come i templi dei Maja le Pagode d’Oriente e le Piramidi. Non si lamenti nessuno, in particolare tutti, dicasi tutti, coloro che a suo tempo si sono scatenati a “bocciare” il progetto di ampliamento dello stabilimento, verso est, dove vi erano gli spazi sufficienti per un avveniristico progetto che si sarebbe potuto espandere anche oltre il sottopasso di “gigetto” verso gli spazi abbandonati ed una volta conosciuti come Castorino. Quelli dove si ripulivano anche i camion utilizzati per la raccolta della spazzatura urbana. Tutti, si ribadisce tutti non hanno visto con lungimiranza cosa avrebbe portato di positivo in città questo progetto. Erano gli anni 2005-2007 quando si cominciarono ad avere i primi sentori di un nuovo progetto industriale per ampliare la Maserati. Fra i tanti “comitati” che hanno alzato la voce vi furono anche gli utilizzatori dei due campi di calcio esistenti e che sarebbero stati ricostruiti, più moderni ed efficienti, poche centinaia di metri oltre. A Modena a partire dai politici ed a scalare non si è avuta la lungimiranza degli amministratori e degli abitanti di Maranello che hanno risposto positivamente alle richieste di espansione della Ferrari , sempre verso est rispetto allo stabilimento originale,con chiusura di via Trebbo e la possibilità di ampliare lo stabilimento del Cavallino Rampante a tal punto che oggi si ha la certezza che la Ferrari da Maranello non si sposterà mai. Forse sarà impostata altrove la produzione della nuova 6 cilindri turbo che dovrebbe chiamarsi Dino cui sarà demandato il compito di andare a primeggiare in una fetta di mercato oggi quasi un dominio assoluto della Porsche. Ma ritorniamo a Modena. I detrattori sbandieraron anche il vessillo dei ragazzi che con il calcio vengono strappati dalla droga. Questo come se, poche centinaia di metri, fossero quelli che fanno la differenza. Con altrettanta arguzia si parlo del recupero dello stabilimento posto oltre alla Ferrovia e che è uno dei simboli dell’incapacità intellettuale e di capire che lo stesso, oltre alle problematiche di un collegamento diretto, aveva un dna strutturale insufficiente per accogliere strutture moderne e proiettate al futuro non solo al passato. Fu sbandierato il problema della viabilità, dei parcheggi, senza ricordare che la Maserati è dotata di un proprio parcheggio a silo ed uno analogo era inserito nel progetto nella zona più ad est dello stabilimento. Viste le ostilità, i vertici di Fiat, che sono i proprietari di Maserati, guardarono oltre dove, sempre per il momento di crisi del settore produttivo diretto ed indiretto dell’auto, si stavano rendendo disponibili delle strutture di base più moderne anche se non ottimali. Strutture e personale che, altrimenti, si sarebbe andato ad aggiungere alla schiera della disoccupazione. Si è così dato corso alla dispersione di capacità umane a Modena. Una nota per tutte: all’inizio della produzione dei modelli Maserati nel torinese, da Modena venivano inviati i collaudatori e rifinitori per deliberare le vetture in consegna dopo la produzione con quel livello qualitativo richiesto dal loro posizionamento sul mercato Una capacità di discernimento qualitativo che i loro colleghi ancora non conoscevano in quanto abituati ad un livello relativo ai grandi numeri con delle finalità totalmente differenti. Una cosa è certa: se si vuole andare a cercare qualcosa di più concreto, come schizzi di progetto o altro, tutte le bocche direttamente interessate in Maserati e Fiat rimangono cucite, quasi in modo omertoso. C’è la volontà di dimenticare.
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